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© Studio di Psicoterapia e Psicologia Giuridica - Dott.ssa Daniela Girino - Psicoterapeuta Psicoanalista

Via C. Moro 17, 35141 Padova - Tel. 049 659657 - Cell. 338 9944887 - P.IVA 03223130281

Iscrizione Albo Psicologi Regione Veneto n°. 2518 del 02/05/1996

…un percorso verso la conoscenza…
La novella di Apuleio si snoda attraverso le sequenze tipiche della “fiaba di magia”: racconta infatti le peripezie di una giovane e bellissima ragazza dall’emblematico nome di Psiche, che significa “anima”, di cui si innamora perdutamente il dio Cupido, cioè Amore, figlio di Venere, il quale trasporta Psiche in uno splendido palazzo e la fa sua sposa, imponendole tuttavia di non cercare mai di conoscere la sua identità. Ma la felicità dei due giovani è minacciata sia dall’invidia delle due sorelle di Psiche, sia dalla decisa ostilità di Venere, che non vuole per suo figlio una sposa mortale e soprattutto una ragazza tanto bella da essere addirittura paragonata a lei. Seguendo i perfidi consigli della sorelle, Psiche disobbedisce ad Amore, che di conseguenza l’abbandona; disperata va alla ricerca dello sposo, ma finisce tra le mani di Venere che la costringe a sottoporsi a prove “impossibili”, dalle quali esce tuttavia vittoriosa grazie ad una serie di aiuti straordinari. Segue l'immancabile lieto fine: Giove in persona celebrerà le nozze tra Amore e Psiche e conferirà alla fanciulla l'immortalità ed il rango di dea. Il tema del doppio in questa favola si trova proprio nella natura dei due protagonisti in quanto, come già spiegato da Platone e dai filosofi naturalisti, Eros o Amore è un’esigenza dell’anima. In particolare il concetto di Amore è unito al Bello e al bisogno di conoscenza insito nell’anima. Qui vediamo che la”curiositas” di Psiche è dettata dalla sua natura e non c’è l’intento consapevole di trasgredire all’ordine divino. I due amanti sono, dunque, quindi due aspetti della stessa medaglia, anche se per molto tempo saranno costretti a vivere lontano e a ignorare l’uno l’esistenza dell’altro. Quando Psiche tradisce la promessa fatta al marito di non guardarlo mai alla luce e viene abbandonata, non riusciranno a stare l’una senza l’altro, nonostante le due nature differenti di mortale e di dio. Infatti, Psiche compie le sue durissime imprese mentre Amore è costretto a starle lontano, ma, nel momento in cui lei è in pericolo di vita lui, guarito dalla ferita causatale dalla lampada che reggeva Psiche per vederlo, corre a salvarla e a implorare Giove affinché venga accolta nell’Olimpo. Amore è un dio dispettoso e indisciplinato e, nel momento in cui conosce la ragazza, mente alla madre e si accattiva Giove promettendogli di far innamorare di lui delle belle donne scagliando i suoi dardi. Nel momento in cui, però, è unito all’anima tutta questa sua vena atipica svanisce e le due parti, amore e anima, diventano un solo dio. I due stessi protagonisti hanno una doppia “identità” Amore è il mostro e il bellissimo dio; Psiche, invece, è combattuta da due sentimenti opposti: l’odio per il mostro e l’amore per il marito. Importante è anche notare che le serve di Venere, che devono punire e sfigurare Psiche, sono Inquietudine e Tristezza,due nemiche della felicità dell’anima. Il dualismo nella favola è espresso da diversi elementi. La luce e il buio, innanzitutto. Psiche è una creatura del giorno, Eros le è accanto solo la notte. La lampada, lo strumento che dovrebbe dissipare le tenebre, diviene, a sua volta lo strumento che, oltre a ferire con l’olio bollente il dio, causa la separazione. Infatti, buio e luce non possono che essere, per ora, divisi: Amore agisce nel buio in quanto rappresenta la fisicità dell’amore, manca di elevazione spirituale; Psiche è una creatura che impersona l’anima, ma un’anima ancora non evoluta, che ha bisogno di prove concrete da superare per elevarsi. Deve, insomma, confrontarsi con la realtà per crescere. Psiche, rimasta sola, deve, dunque, crescere. Lo fa discendendo negli inferi, spogliando i buoi del Sole, separando i semi e rubando l’unguento. Psiche usa la ragione e la furbizia, separa le parti buone da quelle cattive. Si muove all’interno di questo progetto con momenti di disperazione ma anche con l’aiuto degli dei per darsi la propria identità. L’Anima da sola non ha identità. Solo il confronto con la realtà (le prove) la fa evolvere. E allora si possono unire le componenti di Eros con quelle dell’Anima, generando Voluttà, la figlia simbolica.   La favola di Amore e Psiche è stata anche letta come “sceneggiatura” della psicologia del femminile: l’Anima è una categoria junghiana fondamentale, l’archetipo della vita stessa, principio dell’Eros, e la favola di Apuleio ne illustra esemplarmente e suggestivamente le dinamiche e le relazioni con gli altri archetipi. Da un altro punto di vista il racconto indicherebbe un possibile percorso all’individuazione. Si tratta del processo che, attraverso la conquista di una percezione della propria unica realtà psicologica, conduce all’esperienza del Sé come centro regolatore della psiche, Nella comune esperienza dell’amore ciò significa che la condizione magica per cui scocca la freccia di Eros non può essere considerata un punto di arrivo, ma un punto di partenza verso l’individuazione. L’unione avviene durante la notte e cioè, simbolicamente, senza l’ illuminazione, il controllo della coscienza. Quando questa invade la relazione (la lampada di Psiche), c’è sofferenza e separazione, ma essendo comunque e pur sempre la coscienza una parte della psiche, la separazione e la sofferenza sono necessarie perché si possa accedere al livello di una più ricca e salvifica integrazione di tutto ciò che si è, capaci di amare, ma pur sempre “individui”.
Studio di Psicoterapia e Psicologia Giuridica Dott.ssa Daniela Girino

Amore e Psiche

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Dott.ssa Daniela Girino - Psicoterapeuta Psicoanalista

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3389944887 - P.IVA 03223130281

Iscrizione Albo Psicologi Regione Veneto n°. 2518 del

02/05/1996

…un percorso verso la conoscenza…

Amore

e

Psiche

La novella di Apuleio si snoda attraverso le sequenze tipiche della “fiaba di magia”: racconta infatti le peripezie di una giovane e bellissima ragazza dall’emblematico nome di Psiche, che significa “anima”, di cui si innamora perdutamente il dio Cupido, cioè Amore, figlio di Venere, il quale trasporta Psiche in uno splendido palazzo e la fa sua sposa, imponendole tuttavia di non cercare mai di conoscere la sua identità. Ma la felicità dei due giovani è minacciata sia dall’invidia delle due sorelle di Psiche, sia dalla decisa ostilità di Venere, che non vuole per suo figlio una sposa mortale e soprattutto una ragazza tanto bella da essere addirittura paragonata a lei. Seguendo i perfidi consigli della sorelle, Psiche disobbedisce ad Amore, che di conseguenza l’abbandona; disperata va alla ricerca dello sposo, ma finisce tra le mani di Venere che la costringe a sottoporsi a prove “impossibili”, dalle quali esce tuttavia vittoriosa grazie ad una serie di aiuti straordinari. Segue l'immancabile lieto fine: Giove in persona celebrerà le nozze tra Amore e Psiche e conferirà alla fanciulla l'immortalità ed il rango di dea. Il tema del doppio in questa favola si trova proprio nella natura dei due protagonisti in quanto, come già spiegato da Platone e dai filosofi naturalisti, Eros o Amore è un’esigenza dell’anima. In particolare il concetto di Amore è unito al Bello e al bisogno di conoscenza insito nell’anima. Qui vediamo che la”curiositas” di Psiche è dettata dalla sua natura e non c’è l’intento consapevole di trasgredire all’ordine divino. I due amanti sono, dunque, quindi due aspetti della stessa medaglia, anche se per molto tempo saranno costretti a vivere lontano e a ignorare l’uno l’esistenza dell’altro. Quando Psiche tradisce la promessa fatta al marito di non guardarlo mai alla luce e viene abbandonata, non riusciranno a stare l’una senza l’altro, nonostante le due nature differenti di mortale e di dio. Infatti, Psiche compie le sue durissime imprese mentre Amore è costretto a starle lontano, ma, nel momento in cui lei è in pericolo di vita lui, guarito dalla ferita causatale dalla lampada che reggeva Psiche per vederlo, corre a salvarla e a implorare Giove affinché venga accolta nell’Olimpo. Amore è un dio dispettoso e indisciplinato e, nel momento in cui conosce la ragazza, mente alla madre e si accattiva Giove promettendogli di far innamorare di lui delle belle donne scagliando i suoi dardi. Nel momento in cui, però, è unito all’anima tutta questa sua vena atipica svanisce e le due parti, amore e anima, diventano un solo dio. I due stessi protagonisti hanno una doppia “identità” Amore è il mostro e il bellissimo dio; Psiche, invece, è combattuta da due sentimenti opposti: l’odio per il mostro e l’amore per il marito. Importante è anche notare che le serve di Venere, che devono punire e sfigurare Psiche, sono Inquietudine e Tristezza,due nemiche della felicità dell’anima. Il dualismo nella favola è espresso da diversi elementi. La luce e il buio, innanzitutto. Psiche è una creatura del giorno, Eros le è accanto solo la notte. La lampada, lo strumento che dovrebbe dissipare le tenebre, diviene, a sua volta lo strumento che, oltre a ferire con l’olio bollente il dio, causa la separazione. Infatti, buio e luce non possono che essere, per ora, divisi: Amore agisce nel buio in quanto rappresenta la fisicità dell’amore, manca di elevazione spirituale; Psiche è una creatura che impersona l’anima, ma un’anima ancora non evoluta, che ha bisogno di prove concrete da superare per elevarsi. Deve, insomma, confrontarsi con la realtà per crescere. Psiche, rimasta sola, deve, dunque, crescere. Lo fa discendendo negli inferi, spogliando i buoi del Sole, separando i semi e rubando l’unguento. Psiche usa la ragione e la furbizia, separa le parti buone da quelle cattive. Si muove all’interno di questo progetto con momenti di disperazione ma anche con l’aiuto degli dei per darsi la propria identità. L’Anima da sola non ha identità. Solo il confronto con la realtà (le prove) la fa evolvere. E allora si possono unire le componenti di Eros con quelle dell’Anima, generando Voluttà, la figlia simbolica.   La favola di Amore e Psiche è stata anche letta come “sceneggiatura” della psicologia del femminile: l’Anima è una categoria junghiana fondamentale, l’archetipo della vita stessa, principio dell’Eros, e la favola di Apuleio ne illustra esemplarmente e suggestivamente le dinamiche e le relazioni con gli altri archetipi. Da un altro punto di vista il racconto indicherebbe un possibile percorso all’individuazione. Si tratta del processo che, attraverso la conquista di una percezione della propria unica realtà psicologica, conduce all’esperienza del Sé come centro regolatore della psiche, Nella comune esperienza dell’amore ciò significa che la condizione magica per cui scocca la freccia di Eros non può essere considerata un punto di arrivo, ma un punto di partenza verso l’individuazione. L’unione avviene durante la notte e cioè, simbolicamente, senza l’ illuminazione, il controllo della coscienza. Quando questa invade la relazione (la lampada di Psiche), c’è sofferenza e separazione, ma essendo comunque e pur sempre la coscienza una parte della psiche, la separazione e la sofferenza sono necessarie perché si possa accedere al livello di una più ricca e salvifica integrazione di tutto ciò che  si è, capaci di amare, ma pur sempre “individui”.

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